Affrontare il cambiamento climatico, proteggere la biodiversità e promuovere una crescita economica inclusiva richiederà più di 3mila miliardi di dollari di investimenti nei prossimi decenni che riguarderanno solo ed esclusivamente il mondo degli Oceani. Numeri da capogiro? Sicuramente sì, ma non del tutto improbabili, dato che solo nel 2018 il settore della Blue Economy in Europa ha generato poco più di 1 miliardo di dollari impiegando più di 5 milioni di persone. E parliamo solo di una “fetta” dell’intero globo, dove le coste e i mari sono tanti, ma non così tanti come nel resto degli altri quattro continenti.
Ma facciamo un passo indietro: perché la Blue Economy dovrebbe catalizzare la nostra attenzione di imprenditori hi-tech? Partiamo dal fatto che gli oceani del mondo aiutano a mitigare alcuni degli effetti più gravi del cambiamento climatico, e il cambiamento climatico è uno di quei settori dove l’hi-tech sta spingendo di più. Gli oceani non solo assorbono quasi il 90% delle emissioni dovute al riscaldamento globale e producono la metà dell’ossigeno che respiriamo, ma guidano anche parte del progresso economico e la creazione di posti di lavoro. Le industrie legate agli oceani generano 2,5mila miliardi di dollari di valore economico a livello globale e sostengono i mezzi di sussistenza di quasi 3 miliardi di persone in settori tra cui i prodotti ittici, la costruzione di porti e il turismo costiero.
Nonostante tutto, l’obiettivo “La vita sott’acqua” dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite ha ricevuto la minore quantità di denaro pubblico, eppure è tra i principali goal da portare a termine se vogliamo contrastare i cambiamenti climatici in tempi rapidissimi. Per tale motivo che la Blue Economy ha già attirato l’attenzione di investors con importanti capacità di spesa. Per avere una maggiore chiarezza, però, vediamo quali sono gli ambiti in cui muoversi, per non rischiare di veder sciogliere i propri investimenti come sale nell’acqua. Secondo le ricerche che ho portato avanti sui siti specializzati, ci sono quattro grandi filoni di investimenti. Eccoli:
DECARBONIZZAZIONE DELL’INDUSTRIA MARITTIMA
Gli oceani sono le vere autostrade del mondo: il trasporto marittimo movimenta qualcosa come l’80% del commercio mondiale in volume e il 70% in valore e circa il 3% delle emissioni globali annuali di gas serra sono attribuite a questo settore. L’Organizzazione Marittima internazionale, che regola le emissioni delle navi, ha fissato un obiettivo nel 2018 per dimezzare le emissioni del settore entro il 2050 attraverso combustibili a basse emissioni di carbonio, modifiche alle navi e altre soluzioni. Tali sforzi dovrebbero costare dai 50 ai 70 miliardi di dollari l’anno dal 2030 al 2050. Chi propone soluzioni tecnologiche in questo campo, come si potrà immaginare, è benvenuto (e ben pagato!).
SOLUZIONI MARINE PER PROTEGGERE GLI ECOSISTEMI
Con l’innalzamento del livello del mare, le comunità costiere avranno bisogno di soluzioni tecnologiche e, soprattutto, di rapida messa in opera per proteggere le infrastrutture critiche, come strade e case. È dimostrato che le soluzioni basate sulla stessa Natura Marina, come praterie di fanerogame, mangrovie e paludi salmastre, proteggono le comunità costiere da tempeste e inondazioni, rimuovendo al contempo il carbonio dall’atmosfera. Lo sviluppo di queste soluzioni richiederà investimenti per circa 1,1mila miliardi di dollari da ora al 2050.
ENERGIA RINNOVABILE MARINA
Gli oceani potrebbero essere il gancio centrale sul quale far ruotare le maggiori opportunità per facilitare la transizione globale verso l’energia pulita. I parchi eolici offshore realizzati in acque costiere poco profonde sono attualmente la più grande fonte marina di energia pulita. Tuttavia, si stanno sviluppando anche altre tecnologie, come turbine eoliche offshore galleggianti in acque più profonde e strumenti per sfruttare l’energia delle onde e delle maree. Entro il 2040, i siti eolici offshore globali potrebbero soddisfare la domanda prevista per quasi tutto il fabbisogno globale di elettricità.
ACQUACOLTURA SOSTENIBILE
Circa la metà della produzione globale di pesce oggi proviene da fonti di allevamento, o acquacoltura, principalmente in Asia. L’altra metà proviene da stock ittici selvatici, che stanno affrontando lo sfruttamento incontrollato della pesca eccessiva mentre la domanda mondiale di prodotti ittici continua a crescere. Anche su questo fronte si sta lavorando, e investendo molto, tanto che in alcuni casi, l’acquacoltura sostenibile può anche servire agli obiettivi climatici in quanto gli allevamenti ittici possono essere collocati insieme a nuovi siti di energia rinnovabile. In questo modo, si alleva del pesce con una fonte di proteine relativamente a basso contenuto di carbonio e in contemporanea si genera energia pulita.
Nel mentre che pensiate a dove dirottare i vostri investimenti, vi propongo anche alcune startup nel vivo dello scale up che stanno proponendo soluzioni degne di nota.
OCEANHIS
La società con sede a Torino ha sviluppato un sistema basato su IoT – Internet of things integrando hardware e software che permette di rilevare, trasmettere, archiviare in Cloud e visualizzare in real time su piattaforma web e mobile, dati fondamentali sullo stato di benessere del mare, fornendo anche valutazioni di andamento mediante analisi e confronto con dati storici. Quanto realizzato, dal nome Bluebox, è un vero e proprio laboratorio di analisi che in pochi decimetri quadri è capace di analizzare temperatura, Ph, salinità, ossigeno e molti altri parametri con i quali capire che interventi compiere per salvaguardare le acque interessate. Qui il sito ufficiale.
NOTPLA
Si tratta di una società con sede nel Regno Unito che ha realizzato imballaggi di vario genere e formati basati su materiali totalmente naturali come alghe e piante che scompaiono letteralmente dopo un po’ dal loro utilizzo. Qui il sito ufficiale.
BOUND4BLUE
Si trova in Spagna e ha sviluppato sistemi autonomi di vele rigide da integrare su una vasta gamma di imbarcazioni. Sono sistemi di propulsione complementari che forniscono grande spinta grazie al vento. I sistemi sono stati concepiti come un sistema di propulsione complementare, che produce una spinta efficace dai venti esistenti, riducendo la potenza del motore principale richiesta e, quindi, offrendo una riduzione del consumo di carburante e delle emissioni inquinanti fino al 40% e garantisce un periodo di ritorno dell’investimento inferiore a 5 anni. Qui il sito ufficiale.
ALGAENERY
La startup con sede a Madrid ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua capacità di creare soluzioni a impatto zero per l’ambiente partendo dall’utilizzo delle alghe per generare prodotti e soluzioni nei più disparati campi, come la cosmesi, l’agricoltura, l’acquacoltura e l’alimentazione. Qui il sito ufficiale.